- CIMA: MONTE VIOZ MT. 3.644
- GRUPPO: ORTLES-CEVEDALE
- DISLIVELLO & SVILUPPO: circa 1.350 mt per 6,5 km la sola andata
- DIFFICOLTA’: F+
- NOTE: senza neve è possibile arrivare in cima con le scarpette basse da trekking/trail
Dopo la breve stagione monsonica e la fase del posticipo di tutte le attività – in alcuni casi avevamo otto impegni in quattro weekend – riusciamo finalmente a scappare dal binomio “ansia & angoscia” e a combinare questa gita del Cai Desio tanto attesa. Con qualche incertezza dovuta alle previsioni, ci godiamo un gran bel fine settimana al Monte Vioz nel parco nazionale dello Stelvio.
Considerata un po’ di instabilità nel pomeriggio del sabato, dobbiamo per forza partire presto visto che viaggio in auto e transumanza porteranno via dalle sette alle otto ore.
Ma vogliamo prenderlo un caffè ad Edolo? Il problema di questi posti è come chiamare i loro abitanti: si passa da Malonno, da Sonico…..per finire tra l’Incudine ed il Tonale. Dopo aver svalicato ci ritroviamo verso le ore 8,15 a dover parcheggiare un auto unicamente in posti o silos che costano un euro all’ora e non ci sono sconti per la giornata/weekend. Un po’ panati da questo fatto, scongiuriamo l’apertura di un mutuo così come la donazione delle reni e riusciamo, alla fine, a parcheggiare in tre posti liberi….vicino a Vipiteno (!!!). Allungheremo un po’ l’avvicinamento, ma in compenso viviamo più leggeri. Il prato dove parcheggiamo le nostre tre auto fa invidia a Wimbledon. Mentre attraversiamo il paesino di Pejo Fonti abbiamo un sussulto e ci rimaniamo un po’ male: la città ha incoronato il Cagliari calcio come squadra della Val di Sole. Non so se mi spiego, noi, l’Undici Desiano, dopo tutti gli sforzi e dopo aver scelto questo luogo ameno, trattato in questo modo e sacrificato per il Cagliari, sbandierato in ogni dove, no! Soprassediamo.
Arriviamo alla prima nostra meta che è il Doss dei Cembri, rifugio a quota 2.312 mt da cui inizia il sentiero vero e proprio; peccato che la salita in seggiovia è un’agonia, arrivi prima a piedi; in compenso godiamo ‘lo spettacolo’ di un ometto che, bloccata la seggiovia giusto sulla linea dell’arrivo, decide di saltare giù. Peccato che l’altezza non è quella immaginata e quindi il malcapitato si spétascia al suolo non senza beccarsi anche il kazziatone dal guardiano delle seggiole…..
Alle 9,30 iniziamo a percorre i circa 1.400 metri che ci separano dalla cima; sentiero piacevole che sale inizialmente con parecchie anse e poi s’impenna per raggiungere il Rifugio Mantova posto poco sotto la vetta.
Arriviamo verso le 13.00 con aria rarefatta, ma contenti; la meteo tiene ed abbiamo fame. Prendiamo posto in camera, constatiamo la bellezza del paesaggio e l’accoglienza magnifica del Rifugio. Un posto così ben tenuto a più di 3.500 mt slm non si vedeva da parecchio.
Dopo la pausa decidiamo di sfruttare il bello e saliamo in vetta, dove tutto appare come lo avevamo immaginato: foto e trastullo anche in compagnia di altre persone con le quali scambiamo quattro chiacchiere. Manca Cima Linke, ma il museo è ancora chiuso e l’attraversamento di un piccolo ghiacciaio alle 15.00 del pomeriggio ci porta a concludere che è inutile.
Durante la cena si scatena il finimondo: grandine, vento e neve. Botta di vita per essere al calduccio; non si vede nulla e pensare di essere fuori con quelle condizioni, fa nascere un po’ di mal di testa. Con le camere che abbiamo, dormire non è un problema,……è solo “scappato il gatto” un paio di volte, ma alla fine dormire così è già tanta roba.
Sveglia all’alba, foto al plasma celeste e poi una lauta colazione da hotel; che dire: solo grazie per il trattamento al rifugista. Lo consigliamo!
Scegliamo di scendere perché c’è di nuovo incertezza meteo ed il tragitto è lungo, in aggiunta il museo di Cima Linke apre alle 8,30/9,00.
Decisione azzeccata perché alle 9,50 poco prima di arrivare nuovamente al Doss dei Cembri, passa una perturbazione che ci fòna, passando ad una velocità da ritiro patente.
Talmente veloce che ci coglie quasi impreparati, ci innaffia per bene e poi lascia di nuovo spazio al sole.
C’è naturalmente spazio per un omaggio alle Ombre dei Camuni e poi via sul rientro a Pejo Fonti, dove arriviamo dopo tre giorni di discesa in seggiovia!
Qui, tra dolce e salato, creiamo due gruppi che si rifocillano secondo i gusti. Stavolta diciamo anche che alle ore 16,00 eravamo a Desio, per riprendere posto ciascuno presso le proprie famiglie.
L’ “Undici Desiano” del Vada-Via-Ul-Vioz è il seguente: Stefy, Angeletta, Sibilla, Patrizia, Michela, Alfredo (“colpa sua” questa gita), AleNuzzo, Federico, Gigi, Stefano e Patajean.
by Patajean®